Le donne delle tragedie de Vittorio Alfieri

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Stab. Tipografico di Gennaro Ma. Priore, 1900 - 224 páginas
 

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Página 99 - Virginia, a te la molle Gota molcea con le celesti dita Beltade onnipossente, e degli alteri Disdegni tuoi si sconsolava il folle Signor di Roma. Eri pur vaga, ed eri Nella stagion ch'ai dolci sogni invita, Quando il rozzo paterno acciar ti ruppe II bianchissimo petto, E all'Erebo scendesti Volonterosa.
Página 3 - E a questi marmi venne spesso Vittorio ad ispirarsi. Irato a' patrii Numi, errava muto ove Arno è più deserto, i campi e il...
Página 1 - Se più de' carmi, il computar s'ascolta, Ti appresterebbe il lauro un'altra volta? Da te fino a quest'ora uom non è sorto, O sventurato ingegno. Pari all'italo nome, altro ch'un solo, Solo di sua codarda etate indegno Allobrogo feroce, a cui dal polo Maschia virtù, non già da questa mia Stanca ed arida terra, Venne nel petto; onde privato, inerme, (Memorando ardimento) in su la scena Mosse guerra a' tiranni: almen si dia Questa misera guerra E questo vano campo all'ire inferme Del mondo.
Página 66 - Quand'io... tei... chiesi... - darmi... allora... Euriclea, dovevi il ferro... - io moriva... innocente...; empia... ora... muoio».
Página 9 - ... greco non significa per lui il solo conoscere la lingua, ma tutti gli scrittori, e leggerli, e studiarli, e postillarli. Acquistò quanto si può acquistare: al resto aveva pensato la natura. Due cose mancano ad Alfieri, che tolgono ch'egli possa essere annoverato fra i massimi poeti: una conoscenza compiuta della vita in tutte le sue gradazioni, ed il sentimento della natura: indi i difetti delle sue tragedie. I suoi personaggi non hanno d'uomo che un solo lato; è l'anima impoverita e ridotta...
Página 3 - Irato a' patrii Numi, errava muto ove Arno è più deserto, i campi e il ciclo desioso mirando; e poi che nullo vivente aspetto gli molcea la cura, qui posava l'austero; e avea sul volto il pallor della morte e la speranza.
Página 203 - D'alcun Romano; e però vi ricorda Di far cosa condegna al vostro sangue. Udito questo, la regina porse La mano, e prese arditamente il vaso, E poscia disse: Al tuo signor dirai, Che la sua nuova sposa volentieri Accetta il primo don, ch' a lei ne manda, Poi che non le può dar cosa migliore. Ver' è che più le aggradirla il morire, Se nella morte non prendea marito.
Página 100 - L' alma terra nativa. Ecco alla vaga " Tua spoglia intorno la romulea prole " Di nova ira sfavilla. Ecco di polve " Lorda il tiranno i crini ; " E libertade avvampa " Gli obliviosi petti ; e nella doma " Terra il marte latino arduo s'accampa " Dal bujo polo ai torridi confini, ecc.
Página 196 - Donne, io vi lascio, e in man d'altro signore, Che, con miglior fortuna, Forse governerà questi paesi. Pur non vi spiaccia ricordarvi alcuna Volta del nostro amore, E di qualche sospiro esser cortesi. E priego Iddio che la mia morte poi Rechi pace e quiete a tutte voi....
Página 121 - L'esequie estreme, o la mia vita, avrai . Notte, o tu, che regnar dovresti eterna In questa terra d'ogni luce indegna, Del tuo più denso orrido vel ti ammanta, Per favorir l'alto disegno mio.

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